Position paper - Conoscenza libera e accesso aperto alle riproduzioni digitali del patrimonio culturale

Da Wikimedia Italia.
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Position paper di Wikimedia Italia sulla conoscenza libera e accesso aperto alle riproduzioni digitali del patrimonio culturale

Premessa

Wikimedia Italia (WMI)[1] è un'associazione di promozione sociale, senza scopo di lucro che dal 2005 opera nell'ambito della cultura open per diffondere la conoscenza libera sostenendo progetti che sono contenitori e generatori di conoscenza libera come Wikipedia (l'enciclopedia libera), Wikimedia Commons, Wikidata, OpenStreetMap e Wiki Loves Monuments.

Sull’esperienza acquisita a partire dal 2012 con l’organizzazione in Italia del concorso Wiki Loves Monuments, Wikimedia Italia ha commissionato uno studio di impatto volto all’analisi dei risultati in termini di partecipazione da parte degli enti pubblici sul territorio e alla valutazione delle ricadute riscontrate nel favorire la conoscenza dei beni culturali italiani mediante la condivisione delle immagini digitali attraverso l’adozione delle licenze libere.

Wikimedia Italia persegue esclusivamente obiettivi di solidarietà sociale nel campo della promozione culturale, contribuendo attivamente alla diffusione, al miglioramento e all'avanzamento del sapere e della cultura, attraverso la produzione, la raccolta e la divulgazione gratuita di contenuti liberi che incentivano le possibilità di accesso alla conoscenza e alla formazione.

Wikimedia Italia fornisce, nell'ambito delle iniziative di promozione dell'open access in collaborazione con il settore GLAM (gallerie, biblioteche, archivi e musei) una guida sull'uso delle licenze aperte nell’ambito culturale. È imprescindibile, infatti, che il settore GLAM comprenda bene le regole di applicazione delle licenze e degli strumenti Creative Commons, al fine di condividere in modo più efficace e chiaro le collezioni, e promuovere la sua missione nel fornire accesso e consentire il libero uso e il riutilizzo, a qualsiasi fine, delle riproduzioni digitali delle proprie collezioni da parte del pubblico, in armonia con quanto richiesto dal legislatore europeo[2]. In tale contesto, Wikimedia Italia, offre corsi di formazione ai GLAM e il progetto “wikipediano in residenza”[3].

Wikimedia Italia, nella condivisione dei contenuti sulle sue piattaforme, adotta le licenze Creative Commons[4] compatibili con l’open access (Attribuzione - CC BY e Attribuzione Condividi allo stesso modo - CC BY SA) e gli strumenti legali offerti da Creative Commons per il rilascio di contenuti in pubblico dominio (CC06 e PDM7). L’utilizzo di tali licenze e strumenti legali è funzionale al fiorire di nuove espressioni culturali in campo artistico, educativo, accademico e culturale e, al contempo, consente l’esercizio delle libertà riconosciute a ciascun individuo (libertà di manifestazione del pensiero, diritto all’informazione, alla cultura e alla ricerca).

La posizione di Wikimedia Italia

Gli istituti di tutela del patrimonio culturale svolgono un ruolo chiave nel conservare, promuovere e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale stesso. Esso rappresenta la memoria dell'umanità e la digitalizzazione di tale memoria e l'utilizzo degli strumenti legali idonei per garantire il più ampio accesso, utilizzo e riutilizzo da parte del pubblico devono rappresentare la massima priorità. La condivisione del patrimonio culturale attraverso il libero riuso dell’immagine rappresenta uno straordinario strumento di innovazione, in quanto favorisce l’editoria culturale (e quindi anche la ricerca scientifica) e l’industria creativa, offrendo nuovi stimoli anche al settore della moda e del design. Il libero riuso è, infine, il mezzo per dare attuazione concreta a due principi fondamentali: “il patrimonio è di tutti” e “la cultura può essere un volano per lo sviluppo economico”[5]. Wikimedia, pertanto, ritiene fermamente che:

  1. nessuna restrizione debba essere imposta alla riproduzione e divulgazione dell'immagine digitale del bene culturale in pubblico dominio (in applicazione del principio “open by default”);
  2. nessuna restrizione debba essere imposta al riutilizzo anche a fini commerciali dell’immagine digitale del bene culturale in pubblico dominio (in applicazione del principio “open by default”);
  3. si debba applicare lo strumento legale CC0 per l’identificazione del bene culturale in pubblico dominio, contemperando, al contempo, l’esigenza del settore GLAM di attestare visibilmente sulla riproduzione digitale del bene la provenienza del bene stesso e tracciarne la fonte, al fine di rendere chiaro a ogni potenziale fruitore qual’è il rispettivo istituto di conservazione;
  4. si debba applicare lo strumento legale CC0 per il rilascio dei dati e dei FAIR data e di tutta la documentazione pubblica prodotta dagli enti pubblici non protetta dal copyright;
  5. si debbano applicare le licenze CC compatibili con l’open access (CC BY, CC BY SA) per il rilascio dell’immagine digitale del bene culturale e di tutta la documentazione pubblica prodotta dagli enti pubblici protetta dal copyright.

Conclusioni

In tale direzione, negli ultimi anni, si è rilevata una spinta, anche a livello normativo, per l’adozione di politiche di condivisione e libero riuso delle riproduzioni digitali del patrimonio culturale, sia a livello internazionale[6], sia nazionale. La Convenzione di Faro[7] sul valore del patrimonio culturale, ratificata dall'Italia il 23 settembre 2020, riconosce la conoscenza e l'uso dell'eredità culturale fra i diritti umani, come diritto di ciascun individuo a prendere liberamente parte alla vita culturale della comunità e a godere delle arti, come già previsto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948[8] e dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966[9]. Inoltre, come riconosciuto nella ​Raccomandazione UNESCO 2015[10], relativa alla conservazione e all'accesso al patrimonio documentario anche in forma digitale​, nella ​Raccomandazione 2011​ della CE[11] e nella ​Relazione 2019 sulla digitalizzazione, l'accessibilità online e la conservazione digitale[12], proprio attraverso la digitalizzazione è possibile e necessario garantire in modo affidabile ed efficiente la condivisione del patrimonio culturale e la creazione di copie per la conservazione, anche come strategia per affrontare le sfide del cambiamento climatico e degli eventi catastrofici naturali. In tal senso, si pongono le istanze parlamentari oggetto della Risoluzione unitaria, approvata all’unanimità dalla VII Commissione Cultura della Camera dei deputati, in data 16 giugno 2021[13], in tema di riproduzione digitale dei beni culturali che impegna il Governo a: 1) garantire il diritto alla libera manifestazione del pensiero; 2) consentire un'adeguata valorizzazione del patrimonio culturale, anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie, per proseguire nel percorso di liberalizzazione della riproduzione dei beni culturali e della divulgazione delle immagini; e 3) ad adottare iniziative anche normative volte a favorire il libero riutilizzo e la libera condivisione di immagini di beni culturali pubblici visibili dalla pubblica via, per qualsiasi finalità. Il patrimonio culturale è una risorsa inestimabile per la conoscenza, l'istruzione, l'intrattenimento. E’ importante consentirne il riutilizzo da parte delle industrie creative e del pubblico in generale. E’ imprescindibile incoraggiare non solo l'accesso al patrimonio culturale digitale, ma anche il suo utilizzo e riutilizzo, in modo da promuovere modalità innovative per l'ulteriore creazione e fruizione della cultura, soprattutto nell’attuale momento storico di crisi emergenziale e di auspicata rinascita.

Note

  1. https://www.wikimedia.it
  2. Il materiale generato dai GLAM e finanziato con fondi pubblici rientra nell'ambito della direttiva sui dati aperti del 2019 e quindi deve essere rilasciato apertamente, utilizzando una licenza o uno strumento CC. Inoltre, la direttiva sul diritto d’autore digitale del 2019, all’art. 14 dispone che gli Stati membri provvedano a mantenere in pubblico dominio le riproduzioni digitali fedeli di opere delle arti visive in pubblico dominio.
  3. https://www.wikimedia.it/wikipediano-in-residenza
  4. https://creativecommons.it/chapterIT
  5. “Può inoltre giocare un ruolo importante nell’ambito del restyling grafico degli interni di infrastrutture, mezzi e aree pubbliche migliorando le condizioni di decoro urbano, nonché può dare impulso all’imprenditoria turistica nelle realtà meno visitate e alle più diverse forme di iniziativa economica”, cfr. Appello comune agli Stati dell’Unione europea e agli istituti culturali per la liberalizzazione dell’uso delle immagini del patrimonio culturale in pubblico dominio, Creative Commons Italia, https://creativecommons.it/chapterIT/index.php/1249/.
  6. Policy Paper on the Digitization of Museum Collections, https://www.digitizationpolicies.com/
  7. https://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1492082511615_Convenzione_di_Faro.pf
  8. https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/DICHIARAZIONE_diritti_umani_4lingue.pdf
  9. https://fedlex.data.admin.ch/filestore/fedlex.data.admin.ch/eli/cc/1993/725_725_725/20150313/it/pdf-a/fedlex-data-admin-ch-eli-cc-1993-725_725_725-20150313-it-pdf-a.pdf
  10. https://en.unesco.org/sites/default/files/2015_mow_recommendation_implementation_guidelines_en.pdf
  11. Raccomandazione della Commissione del 27 ottobre 2011, sulla digitalizzazione e l’accessibilità in rete dei materiali culturali e sulla conservazione digitale, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32011H0711&from=EN
  12. https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/european-commission-report-cultural-heritage-digitisation-online-accessibility-and-digital
  13. http://documenti.camera.it/leg18/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2021/06/16/leg.18.bol0607.data20210616.com07.pdf#[0,{%22name%22:%22Fit%22}]


Crediti

Testo redatto da Deborah De Angelis e Iolanda Pensa. Luglio-agosto 2021.