Differenze tra le versioni di "Comunicati stampa/10 domande alla SIAE"
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(→Le 10 domande alla SIAE: art. 180) |
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# Perché la SIAE non vuole nemmeno sentir parlare delle licenze d'uso Creative Commons, che nelle loro varie versioni danno al produttore di contenuti la libertà di scegliere se e come ottenere quella che lui ritiene un'equa remunerazione per la propria opera tutelando al tempo stesso la proprietà intellettuale? | # Perché la SIAE non vuole nemmeno sentir parlare delle licenze d'uso Creative Commons, che nelle loro varie versioni danno al produttore di contenuti la libertà di scegliere se e come ottenere quella che lui ritiene un'equa remunerazione per la propria opera tutelando al tempo stesso la proprietà intellettuale? | ||
# Perché l'industria italiana della cultura si arrocca su posizioni di rendita nate secoli fa, e non si rinnova per creare contenuto e valore sfruttando le tecnologie attuali che ampliano enormemente il mercato ma richiedono uno sforzo iniziale per adeguarcisi? | # Perché l'industria italiana della cultura si arrocca su posizioni di rendita nate secoli fa, e non si rinnova per creare contenuto e valore sfruttando le tecnologie attuali che ampliano enormemente il mercato ma richiedono uno sforzo iniziale per adeguarcisi? | ||
− | # Perché in Italia c'è un monopolio di fatto ( | + | # Perché in Italia c'è un monopolio di fatto (vedi articolo 180 della legge 63/1941) della SIAE, e gli autori sono sostanzialmente costretti a iscriversi ad essa per tutelarsi ? |
Versione delle 16:30, 14 lug 2011
Siamo felici che la SIAE, nonostante tutte le sue grida a riguardo della pirateria, abbia ancora trovato il denaro sufficiente per acquistare pagine di pubblicità sui quotidiani. Noi purtroppo non siamo così ricchi, e ci limitiamo a fare loro dieci nostre domande in risposta alle loro. Ci sarà qualcuno che ci risponderà?
Le 10 domande alla SIAE
- Perché la SIAE continua a non distinguere tra proprietà intellettuale e sua remunerazione, facendo credere che quest'ultima sia obbligatoria e impedendo all'autore di scegliere se e come farsi pagare?
- Perché la SIAE continua a parlare di "furto" della proprietà intellettuale (cioè lo spacciare per propria l'opera creata da altri), quando in realtà spesso si tratta solo di virtuale ed eventuale mancato incasso delle royalties?
- Perché la SIAE ritiene che l'immissione illegale di opere protette da copyright non possa essere perseguita e punita dalla magistratura (unico organo costituzionalmente preposto all'amministrazione della giustizia), come ogni altro illecito, e plaude al provvedimento AGCOM che porta in pratica alla giustizia faidatè?
- Come si pone la SIAE di fronte agli enti che offrono connessioni WiFi gratuite, e che potrebbero così implicitamente contribuire al download illegale di contenuti?
- Perché la SIAE ottiene soldi (il cosiddetto equo compenso) dai supporti di memorizzazione, indipendentemente dall'uso che ne farà l'acquirente? Dove sarebbe il servizio specifico da lei prestato e che dovrebbe essere remunerato ?
- Perché ci sono molte aziende e servizi (iTunes, BookRepublic, Sugaman...) che operano nel settore della cultura e che riescono tranquillamente a sfruttare Internet per il proprio lavoro, mentre la SIAE non sembra riuscirci? E perché - oltretutto - tale incapacità dovrebbe essere fatta pagare agli utenti della rete ?
- Perché nessuno si chiede perché la SIAE voglia creare una contrapposizione tra autori e produttori di contenuti e utenti?
- Perché la SIAE non vuole nemmeno sentir parlare delle licenze d'uso Creative Commons, che nelle loro varie versioni danno al produttore di contenuti la libertà di scegliere se e come ottenere quella che lui ritiene un'equa remunerazione per la propria opera tutelando al tempo stesso la proprietà intellettuale?
- Perché l'industria italiana della cultura si arrocca su posizioni di rendita nate secoli fa, e non si rinnova per creare contenuto e valore sfruttando le tecnologie attuali che ampliano enormemente il mercato ma richiedono uno sforzo iniziale per adeguarcisi?
- Perché in Italia c'è un monopolio di fatto (vedi articolo 180 della legge 63/1941) della SIAE, e gli autori sono sostanzialmente costretti a iscriversi ad essa per tutelarsi ?