Comunicati stampa/Comunicato di risposta alle 10 domande SIAE
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- Perché il diritto d’autore, che fuori dalla rete è riconosciuto, in rete non deve essere remunerato?
Il provvedimento AGcom non riguarda la remunerazione del diritto d'autore, ma la competenza della decisione di rimozione di contenuti che si sospetta possano avere leso il diritto d'autore e al copyright si un terzo. Come si vede, si tratta di materie diverse. In ogni caso questa domanda è indicativa perché mostra come il provvedimento AGcom sia percepito dalla SIAE come un'arma da usare per ottenere denaro, dobbiamo invece ricordare alla SIAE che tutelare il diritto d'autore non si riduce ad incassarne la remunerazione.
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- Perché coloro che criticano il provvedimento AGCOM non criticano anzitutto il furto della proprietà intellettuale? Perché impedire la messa in rete di proprietà intellettuale acquisita illegalmente dovrebbe essere considerata una forma di censura?
Wikimedia Italia è sempre stata a favore della tutela della proprietà intellettuale: il motto "liberare la conoscenza" non implica affatto il riuso di quanto prodotto da altri incuranti dei diritti altrui, quanto la presa di coscienza da parte degli autori della completezza dei diritti e delle possibilità di utilizzazione di un'opera, al punto di potere scegliere di condividere parte di questi diritti con gli altri.
Wikimedia Italia ha sempre agito direttamente per diffondere in Italia la conoscenza del copyright e, ovviamente, delle sue alternative come il copyleft che si basano anch'esse sulla tutela del diritto d'autore e sul fatto che l'autore deve essere libero di scegliere il modo migliore per diffondere le proprie opere.
Anche in questa domanda è evidente l'intenzione di equiparare la copia al furto, ma la realtà delle opere digitali è molto più complessa, non dimentichiamo infatti che esistono alcune libertà fondamentali (come quella di citazione o di espressioni) che creano delle "zone grigie" nelle quali solo un giudice può stabilire se è avvenuta una violazione di legge. Trasformare tutto questo in un provvedimento amministrativo automatico significa arrogarsi il diritto di calpestare i diritti fondamentali di alcuni a favore di altri.
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- 3. Perché dovrebbe risultare ingiusto colpire chi illegalmente sfrutta il lavoro degli altri?
Non è ingiusto, anzi le violazioni di copyright vanno perseguite ed eliminate. Valgono però le considerazioni fatte sopra. La differenza tra beni materiali (quale per esempio un automobile) ed immateriali (un romanzo) è notevole. Se acquisto un'auto e decido di riverniciarla con un colore di verso non commetto alcun reato. Se però acquisto un libro di poesie e decido di leggerne alcune in pubblico (magari gratuitamente e a scopo didattico/educativo) devo richiedere all'autore il permesso di farlo (si noti che l'autore mi può concedere questo permesso senza richiedere di essere remunerato). La domanda quindi è "dove finiscono i diritti degli autore ed iniziano quelli dei fruitori?".
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- 4. Perché si ritiene giusto pagare la connessione della rete, che non è mai gratis, ed ingiusto pagare i contenuti? E perché non ci si chiede cosa sarebbe la rete senza i contenuti?
Come nella domanda 1 si equipara il concetto di "protezione di un diritto" con la "remunerazione". È sbagliato e limitante.
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- 5. Perché il diritto all’equo compenso viene strumentalmente, da alcuni, chiamato tassa? Perché non sono chiamate tasse i compensi di medici, ingegneri, avvocati, meccanici, idraulici, ecc.?
Perché l'equo compenso è un compenso preventivo rispetto fondato sulla supposizione che un supporto verrà utilizzato per copiare materiale coperto da copyright. Questo è completamente ingiusto. Per rispondere alla metafore: è come se invitando a cena il proprio vicino di casa che, casualmente, è un idraulico ci vedessimo recapitare una fattura a nostro carico il giorno dopo perché l'idraulico ha supposto che andare in casa di qualcun'altro equivale a fare una riparazione.
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6. Perché Internet, che per molte imprese rappresenta una opportunità di lavoro, per gli autori e gli editori deve rappresentare un pericolo?
Questa domanda contiene già la risposta, è evidente che per gli editori
7. Perché nessuno si chiede a tutela di quali interessi si vuole creare questa contrapposizione (che semplicemente non esiste) tra autori e produttori di contenuti e utenti?
8. Perché dovremmo essere contro la libertà dei consumatori? Ma quale libertà? Quella di scegliere cosa acquistare ad un prezzo equo o quella di usufruirne gratis (free syndrome) solo perché qualcuno che l’ha “rubata” te la mette a disposizione?
9. Perché nessuno dice che l’industria della cultura occupa in Italia quasi mezzo milione di lavoratori e le società “over the top” al massimo qualche decina? E perché chi accusa l’industria culturale di essere in grave ritardo sulla offerta legale di contenuti, poi vuole sottrarci quelle risorse necessarie per continuare a lavorare e dare lavoro e per investire sulle nuove tecnologie e sul futuro?
10.Perché, secondo alcuni, non abbiamo il diritto di difendere il frutto del nostro lavoro, non possiamo avere pari dignità e dobbiamo continuare a essere “ figli di un Dio minore”?
L’invito Auspichiamo che il regolamento AGCOM in quella che sarà la sua definitiva formulazione possa essere realmente efficace. Non vogliamo sottrarci al dibattito e al confronto ma è necessario che le soluzioni vengano individuate, e al più presto.