Utente:Marcok/Articolo ottobre 2011
Articolo pubblicato su Scienza in rete, 17 ottobre 2011 [1].
Wikipedia, l'enciclopedia è ancora libera
Per quasi due giorni la fonte più consultata del web è rimasta chiusa per la protesta degli utenti italiani. Un'iniziativa senza precedenti. Chi sono i wikipediani e come hanno fatto a costruire quest'opera gigantesca?
Il 4 ottobre 2011 tutte le pagine in lingua italiana di Wikipedia sono state oscurate. Al loro posto, un preoccupante comunicato[1]: l'enciclopedia gratuita "rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando" per la seria possibilità che in quelle ore venisse approvato il comma 29 del cosiddetto "DDL intercettazioni" in esame alla Camera, che intendeva equiparare qualsiasi sito web alle testate giornalistiche registrate. La protesta - la prima nella storia di Wikipedia - si è protratta fino al 6 ottobre, per 40 ore, durante le quali il comunicato era tutto ciò che si poteva vedere del sito, venendo letto da molti milioni di persone e tradotto in varie lingue. Nei social network, nei blog e nelle chat migliaia di persone hanno lasciato messaggi oscillanti tra la solidarietà e la disperazione: studenti in crisi di astinenza per la mancanza della loro fonte privilegiata di consultazione, blogger e utenti della rete preoccupati ma anche "comuni" cittadini indignati. 40 ore per una "serrata" senza precedenti, che ha colto tutti di sorpresa, abituati come eravamo a "dare per scontata" l'esistenza di quella che si è sempre definita come "l'enciclopedia libera". L'edizione italiana di Wikipedia - quasi un milione di voci - è stata l'unica ad entrare in "sciopero", ricevendo comunque la solidarietà di altre edizioni in lingue diverse. La stessa Wikimedia Foundation che sostiene lo sviluppo dell'enciclopedia, pur mantenendosi politicamente neutrale ha appoggiato la protesta decisa in maniera indipendente dalla comunità italiana. Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, non ha mancato di commentare a livello personale che il disegno di legge gli appariva "idiota" e contrario alla libertà di informazione.[2]
Alla fine il comma che minacciava l'enciclopedia libera e i blog è stato stralciato. Poco dopo la stessa discussione sul contestato DDL è stata rimandata a "data da destinarsi".
Come è noto, Wikipedia è uno dei 10 siti più consultati al mondo: è una enciclopedia online gratuita, basata sulle licenze libere e sul contenuto aperto, costruita interamente dai propri utenti a partire dal 2001.
La stessa Wikipedia è amata/odiata nell'ambito didattico: da alcuni è vista come una fonte inesauribile e comoda di informazioni, da altri invece come una inaffidabile e troppo facile semplificazione della cultura che "ruba spazio" alla ricerca personale degli studenti. In ogni caso, questo strumento ha profondamente modificato il nostro approccio alla conoscenza enciclopedica, aprendo delle nuove strade alternative alla diffusione dei saperi. Come è reso possibile tutto questo?
La wiki-rivoluzione
Wikipedia sovverte molti dei principi alla base dell'editoria tradizionale:
- non esiste una redazione
- i lettori sono anche i redattori
- non esiste un "piano editoriale" (lo sviluppo delle voci dipende dalla volontà e dal tempo dei singoli utenti)
- il controllo sui contenuti viene effettuato dopo la pubblicazione e non prima
- è basata sul volontariato (nessuno è pagato per scrivere su Wikipedia)
- è completamente gratuita e priva di pubblicità (è sostenuta con donazioni, in genere microdonazioni degli utenti stessi)
- i suoi contenuti sono pubblicati con una licenza libera, che ne permette la modifica e il riutilizzo da parte di chiunque anche per scopi commerciali.
L'ultimo - la licenza libera - è in realtà il punto nodale, dato che ha permesso la nascita e decretato il successo attuale di Wikipedia e, almeno in parte, del web 2.0. Se infatti non vi fosse alla base un chiaro accordo di tipo "contrattuale", condiviso tra tutti gli utenti, sul fatto che ognuno può modificare ciò che è scritto da un altro, questa enciclopedia online non si sarebbe mai sviluppata. Né sarebbe mai divenuta uno dei 10 siti web più visitati al mondo, l'enciclopedia più letta e la più grande mai scritta nella storia umana (20 milioni di voci in 280 lingue diverse), o quella con il maggior numero di redattori (oltre 10 milioni).[3]
Sulla scia di questo successo largamente inatteso - da parte dei suoi stessi fondatori - il sistema alla base di Wikipedia - cioè il wiki - è stato esteso a numerosissimi archivi e siti web. La semplicità e l’immediatezza con cui è possibile pubblicare e modificare contenuti - unita alla potenza esplosiva della collaborazione online tra migliaia di utenti - è divenuta un modello ben al di fuori del ristretto ambito delle enciclopedie: per comprenderlo basta considerare che MediaWiki - il software libero e gratuito sviluppato originariamente per Wikipedia - è divenuto uno dei CMS (sistemi di gestione dei contenuti) più sfruttati nel web e nelle intranet istituzionali e aziendali di tutto il mondo. Per capirci, Intellipedia, l’archivio wiki della CIA statunitense, ha adottato lo stesso software di Wikipedia.
La rivoluzione introdotta in questi ultimi anni dalla conoscenza condivisa attraverso il web è stata paragonata da Clay Shirky[4] a quella dell’invenzione della pressa da stampa di Gutenberg, e sta apportando altrettanti sconvolgimenti, ma in un arco di tempo molto più ristretto (il passaggio dai manoscritti alla stampa avvenne durante circa un secolo). In questo ambito, secondo Shirky, in realtà Wikipedia è solo un piccolo progetto, una minuscola parte di quella che Tim O’Reilly chiama “l’architettura della partecipazione”.[5]
Il segreto? La comunità
Chi ha scritto Wikipedia? Chi ne segue la crescita? Chi la corregge? Il segreto è presto detto: una vasta comunità di utenti, suddivisa in più comunità linguistiche (che sono oltre 280, di cui un centinaio hanno raggiunto ragguardevoli dimensioni).[3]
Tra gli utenti - che si autodefiniscono "wikipediani" distinguendosi dagli utenti "passivi" che si limitano a consultare - non esiste una gerarchia: ogni utente sceglie al momento e liberamente di cosa occuparsi, assumendo spontaneamente un ruolo che in genere è destinato a cambiare nel tempo.
Uno studio del 2010 dell'Alberta University svolto in collaborazione con IBM[6] ha preso in considerazione il tipo di impegno e ruolo degli utenti di Wikipedia. Analizzando i diversi schemi di cooperazione e verificando in dettaglio i vari contributi in un campione di 1.600 voci di diversa resa, sono stati identificati alcuni profili specifici ricorrenti tra i contributori: secondo i ricercatori c'è il "contributore casuale" (chi interviene in una voce con pochissime modifiche), lo Starter (che si limita ad inserire il testo, senza aggiungere altro), il Content Justifier (che oltre a scrivere, aggiunge le note, i link e gli stili di formattazione) e il Copy Editor (che modifica e aggiusta i contenuti già inseriti). Il Cleaner ("pulitore") rimuove le parti errate, mentre il Watchdog ("cane da guardia") controlla nelle "ultime modifiche" la presenza di interventi impropri o vandalismi e ripristina le revisioni precedenti. Esiste infine l'All-round Editor (redattore completo, a tutto tondo) che fa un po’ di tutto. Le voci di qualità più elevata - secondo lo studio - sono proprio quelle frutto della più ristretta categoria dei redattori “a tutto tondo”, in grado di passare da un ruolo all’altro con flessibilità e autocorreggersi. Le voci più scadenti, al contrario, si devono soprattutto agli apporti estemporanei di "starter" e contributori casuali, che non ritornano indietro per correggere. La conclusione dei ricercatori è che per realizzare voci di qualità devono collaborare persone con ruoli diversi. Ciò in effetti avviene di continuo su Wikipedia, ma con tempi anche molto diversi, a seconda che l’argomento sia popolare o al contrario molto specialistico. In sostanza una voce di qualità elevata quasi sempre risulterà modificata centinaia di volte da decine di utenti diversi, sebbene la maggior parte si limiteranno a correzioni formali.
Questo fenomeno non è percepito come un vero problema dai wikipediani, che ritengono che nulla sia perfetto, ma tutto - prima o poi - perfettibile. La dinamicità delle voci - che possono cambiare di giorno in giorno, migliorandosi di continuo - lo testimonia. Grazie ad un processo di continua selezione che, tendenzialmente, mantiene solo i contributi positivi ed elimina gli altri, risulta evidente che le voci non solo aumentano di dimensione ma migliorano di continuo. Wilkinson e Huberman (2007), dei laboratori HP, hanno in effetti dimostrato che la qualità di una voce che compare sull’enciclopedia libera è correlata sia con la quantità di modifiche sia con il numero di utenti che la modificano.[7]
Non è una democrazia
Wikipedia non è una democrazia (o, più precisamente, non è una democrazia della maggioranza).[8] Il fondatore Jimmy Wales (2005) sostiene che «è un’enciclopedia, non un esperimento di democrazia», anche se la considera, ma non primariamente, un «grande esperimento sociale».[9]
La comunità di Wikipedia adotta al suo interno meccanismi decisionali di tipo democratico, ma lo scopo del progetto rimane scrivere voci di enciclopedia, non dare rappresentanza. Il metodo primario di ricerca del consenso tra gli utenti è la discussione, non il voto. In altre parole, l’opinione della maggioranza assoluta non governa necessariamente Wikipedia. Vengono condotte regolarmente alcune votazioni, ma i loro risultati numerici sono solo uno dei tanti mezzi utilizzati per prendere una decisione. L’obiettivo è piuttosto il raggiungimento di un punto di vista neutrale e le votazioni a volte sono utili per approssimarlo, ma si tende a disincentivarne l'uso in favore di altri metodi di raccolta del consenso, come i pareri motivati, che inducono ad intervenire solo quelli che hanno effettivamente qualcosa da dire.
Le discussioni che accompagnano il processo decisionale sono cruciali nel raggiungimento del consenso. Ad esempio, un importante processo di Wikipedia è il raggiungimento del consenso sui requisiti che deve avere un soggetto per avere rilevanza enciclopedica (e quindi avere diritto ad una voce dedicata), decisioni in seguito alle quali diverse voci devono essere completamente cancellate da Wikipedia. La discussione tramite cui viene raggiunto il consenso può avvenire nel contesto di una votazione, ma non necessariamente.
Wikipedia, dunque, non è una democrazia come comunemente è intesa in Occidente nel XX e XXI secolo, cioè una democrazia rappresentativa sul modello statale. Nulla di più lontano. Può piuttosto essere considerata, di fatto, una democrazia nel senso dato al termine da teorici politici come Hannah Arendt e Robert Dahl. Dahl definisce la democrazia come un sistema politico nel quale ogni individuo interessato da una decisione ha l’opportunità di intervenire in quella decisione. Arendt rileva dal canto suo che la legge della maggioranza è semplicemente una procedura di decisione e la democrazia un sistema politico basato su un dialogo aperto.
La stessa decisione di chiudere per protesta Wikipedia in italiano non è stata sottoposta a un voto formale: proposta da un gruppo di utenti, ha ricevuto rapidamente un consenso elevato se non unanime ed è stata quindi applicata nel giro di pochissime ore.
Non c'è un capo
Non esiste un “capo” in Wikipedia, tantomeno un “parlamento”. Non esiste, come detto, una gerarchia tra gli utenti. Per motivi tecnici esistono però alcuni utenti, gli “amministratori” – un centinaio per l’edizione in lingua italiana – che sono nominati in seguito a votazione e hanno i permessi per eseguire alcune operazioni delicate come cancellare una voce o impedire l’accesso in scrittura a un utente; ma tutti gli utenti abituali – qualche migliaio, al momento – hanno voce in capitolo e possono sovvertire i risultati.
Gli amministratori non sono moderatori - la comunità, in generale, si automostra - e non definiscono le linee guida, limitandosi ad applicarle. Anche all’interno del gruppo degli amministratori sono riflesse le numerose differenze di vedute che animano la comunità dei Wikipediani. Come rivela Maurizio Codogno nel suo blog “c’è chi è di manica larga e chi di manica stretta per stabilire se la qualità di una voce è sufficiente per meritare di stare nell’enciclopedia; c’è chi ammette voci che per altri sono sfacciatamente promozionali oppure di persone assolutamente oscure (e quindi da cassare immediatamente); c’è chi vuole dare un’ultima chance ai distruttori – non solo delle voci ma anche della cooperazione interna – e chi preferisce bloccare l’accesso al minimo comportamento non perfettamente in linea con le mille regole interne dell’enciclopedia.”[10] Vi è dunque all’interno della comunità degli utenti un notevole pluralismo, temperato però dalla condivisione di un obiettivo comune. Le regole - o meglio le “linee guida” - possono cambiare nel tempo - e in genere cambiano, seppure gradualmente - con l'eccezione dei “Cinque Pilastri”, che sono i postulati intoccabili su cui si basa Wikipedia e che ne definiscono le caratteristiche:[11]
- Wikipedia è un’enciclopedia
- Wikipedia ha un punto di vista neutrale
- Wikipedia è libera, il suo contenuto è modificabile da chiunque (licenza libera).
- Wikipedia ha un codice di condotta
- Wikipedia non ha regole fisse, eccetto i cinque principi qui elencati.
Proprio il secondo pilastro - la neutralità - era minacciato dal comma 29 del DDL sulle intercettazioni: se fosse stato approvato, chiunque avrebbe potuto pretendere di pubblicare una rettifica su una voce di Wikipedia, unilateralmente e senza un giudizio terzo o fonti a supporto, senza la possibilità di bilanciare i punti di vista; con la minaccia di pene severissime per tutti gli utenti, che come noto sono tutti volontari non pagati. Un bel paradosso, tenuto conto che su Wikipedia non c'è mai stato bisogno di minacciare azioni legali per correggere una voce e chiunque può premere sul tasto "modifica". Esistono molti modi per appianare i contrasti su Wikipedia. Chi decide di ignorarli e sceglie la via delle azioni legali perde la facoltà di scrivere sull'enciclopedia. Che dopotutto non è un "diritto costituzionale".
L'arte della negoziazione
Le differenze di vedute nello scrivere la medesima opera fianco a fianco con migliaia di altri utenti sono inevitabili. È la negoziazione - e non il voto, come detto - assieme alla dialettica, a costituire la chiave per appianare i contrasti su Wikipedia e raggiungere, grazie al contributo - di idee e di consenso - fornito da molti utenti, una trattazione più oggettiva e neutrale di un certo argomento.
Il luogo della negoziazione sono le pagine di discussione. Ogni voce ha una propria pagina di discussione (chiunque può aprirne una), inoltre esistono pagine di discussione per aree tematiche più ampie - i “progetti” - e infine il “bar di Wikipedia”, pagina per le discussioni di interesse più generale. Ogni utente registrato ha una propria pagina di discussione in cui può ricevere messaggi dagli altri utenti. Le pagine di discussione sono uno strumento fondamentale, un luogo non solo dove appianare i contrasti ma soprattutto dove coordinare l’azione e ottenere indicazioni utili dagli altri utenti. Quando (raramente) una voce subisce troppi interventi ognuno di senso opposto, si scatena una “guerra di edizione” o edit war, la voce viene temporaneamente bloccata e si invitano gli utenti a confrontarsi pacatamente nella pagina di discussione. Ciò tende ad appianare i problemi nella generalità delle situazioni: solo in pochissimi casi c’è reale necessità di ricorrere ad altri strumenti. Il sistema della negoziazione e del consenso richiede, chiaramente, tempo e pazienza da parte degli utenti. In genere ci si mette d'accordo rapidamente - come per la protesta con relativo "sciopero" dell'edizione italiana messa in atto in poche ore - ma una discussione particolarmente accanita può perfino proseguire per mesi, prima di ottenere dei risultati. Questo meccanismo può favorire in effetti gli utenti più perseveranti e motivati, a scapito di altri.
Wikipedia è affidabile?
L'enciclopedia libera ha ricevuto varie accuse di "inaffidabilità" lanciate dai media tradizionali.
A causa delle caratteristiche peculiari del suo processo editoriale, Wikipedia in effetti non offre alcuna garanzia di affidabilità dei propri contenuti.[12] Esiste un controllo sui contenuti - quello esercitato dalla comunità - ma esso avviene dopo la pubblicazione e non prima. Dato che questo controllo “ex post” è affidato alla libera iniziativa degli utenti - tutti volontari - non è possibile stabilire quando una determinata informazione potrà essere corretta o emendata. Ogni utente è responsabile solo per quanto scrive, non per quello che scrivono gli altri. Ciò ha sollevato alcune polemiche sulla stampa al riguardo di informazioni calunniose nelle biografie di persone viventi.
L’esperienza suggerisce che la maggior parte delle modifiche alle voci - centinaia al minuto - vengono vagliate rapidamente, nel giro di pochi minuti, dalla comunità degli utenti, i quali eliminano i vandalismi e gli errori più evidenti, segnalando in modi convenzionali eventuali contenuti dubbi in vista di interventi successivi. I vandalismi costituiscono solo una piccola percentuale dei contributi totali e la grande maggioranza degli interventi - anche quelli anonimi - sono positivi. In caso di necessità, qualsiasi utente può ripristinare rapidamente la revisione precedente di una voce, ed è invitato a farlo. Essendo interamente basato sull’aiuto dei lettori, questo processo spontaneo di revisione e correzione in tempo reale funziona meglio e più rapidamente per le voci maggiormente consultate (cultura popolare, argomenti d’attualità ecc.), meno per le voci altamente specialistiche (come la fisica teorica), che possono rimanere intatte per molto tempo prima di essere modificate.
Nel corso del tempo, Wikipedia, a partire dall’edizione in lingua inglese, ha assunto tra gli utenti del web una fama di affidabilità mediamente elevata. È considerata una fonte di informazione molto più affidabile rispetto ai blog e, in molti paesi - tra cui l’Italia - rispetto anche ai telegiornali o ai quotidiani. A loro volta, diversi autorevoli quotidiani a tiratura nazionale hanno ripreso, in più occasioni, voci di Wikipedia[13] pubblicandole anche per intero (solitamente senza citare la fonte). Uno studio comparato commissionato dalla rivista Nature nel 2005[14] ha evidenziato che nelle voci di argomento scientifico di Wikipedia in inglese erano presenti in media 4 errori per voce, contro i 3 errori per voce dell’Enciclopedia Britannica. Ciò ha rimesso in discussione il concetto di "affidabilità" dei nuovi e vecchi media.
Utilizzare Wikipedia in modo acritico - senza tenere conto delle peculiari caratteristiche di questo formidabile strumento - è probabilmente un errore. Ma questo vale anche per il resto del web, come per qualunque altra fonte di informazione presa singolarmente. Il problema forse non è di Wikipedia ma della nostra cultura mediatica che ha bisogno di evolversi. Un’enciclopedia, dopotutto, è solo un punto di partenza per il lungo viaggio della conoscenza umana.
- Marco Chemello
Crediti
Il testo dell'articolo è rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0), così come le citazioni tratte dalle pagine di Wikipedia (per l'elenco degli autori vedi la cronologia delle singole pagine indicate).
Marco Chemello è da oltre 7 anni un "wikipediano", cioè un redattore volontario dell'enciclopedia online Wikipedia, di cui è anche uno degli amministratori. Vive a Vicenza ed è membro dell'associazione Wikimedia Italia, per la quale svolge da anni attività di divulgazione e comunicazione nel territorio italiano. Nel 2009 ha organizzato, assieme a Luca Menini, il primo Festival delle Libertà Digitali in Italia, giunto nel 2011 alla terza edizione. È un architetto e lavora come consulente per gli enti culturali che vogliono imparare a sfruttare il mondo del "wiki".
Wikimedia Italia http://www.wikimedia.it - associazione per la diffusione della conoscenza libera - è attiva dal 2005 nell'ambito dell'open culture. È la corrispondente italiana ufficiale di Wikimedia Foundation, la fondazione che sostiene l'enciclopedia libera Wikipedia e una rete di numerosi altri progetti wiki basati sulle licenze libere. Oltre a promuovere l'uso e la conoscenza di questi progetti nel nostro paese, Wikimedia Italia opera per favorire la liberazione degli archivi digitali.
Fonti
- ↑ http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Comunicato_4_ottobre_2011
- ↑ http://www.repubblica.it/politica/2011/10/06/news/intercettazioni_intervista_wales-22787272/
- ↑ 3,0 3,1 Sul piano globale la pagina http://meta.wikimedia.org/wiki/List_of_Wikipedias il 14 ottobre 2011 segnala che in 282 lingue diverse Wikipedia rende disponibili nel complesso oltre 19.880.700 voci e ha oltre 31.190.000 utenti registrati. Inoltre segnala che vi sono 3 edizioni con più di 1 milione di voci e 35 con più di 100.000 voci, 60 con più di 10.000 voci.
- ↑ Clay Shirky, Uno per uno, tutti per tutti. Il potere di organizzare senza organizzare (Here Comes Everybody: The Power of Organizing Without Organizations, 2008), ed. it. 2009
- ↑ Tim O’Reilly http://radar.oreilly.com/archives/2005/10/web-20-compact-definition.html
- ↑ Ofer Arazy, Arie Croitoru, and Soobaek Jang. The Life Cycle of Corporate Wikis: An Analysis of Activity Patterns, 2010 http://www.indiana.edu/~wits2009/Session5b.pdf
- ↑ Dennis M. Wilkinson and Bernardo A. Huberman, Assessing the Value of Cooperation in Wikipedia, Information Dynamics Laboratory, HP Labs, 2007 http://www.hpl.hp.com/research/idl/papers/wikipedia/
- ↑ Tutto questo paragrafo è ampiamente tratto dalla pagina di Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/WP:DEMOCRAZIA
- ↑ Da un messaggio di Jimmy Wales (26 gennaio 2005) http://mail.wikimedia.org/pipermail/wikien-l/2005-January/018735.html
- ↑ Maurizio Codogno nel suo blog: http://xmau.com/articoli/wikipedia.html
- ↑ http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Cinque_pilastri
- ↑ http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Disclaimer_generale
- ↑ http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Alcuni_Wikipediani/Lettera_aperta_alle_redazioni/Fact_list
- ↑ Jim Giles, Internet encyclopaedias go head to head, Nature 15/12/2005 http://www.nature.com/nature/journal/v438/n7070/full/438900a.html