MERGE-it 2023/Scuola/Appunti

Da Wikimedia Italia.
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Sessione 1 - Introduzione e attuali politiche

Il contesto

  • le politiche di open data e open science, il sostegno europeo all’open source.

La domanda: Abbiamo il contesto legislativo che può sostenere software e contenuti liberi nell’istruzione e formazione secondaria?

  • sì / no. Molti rispondono sì
  • Il contesto legislativo non è adeguato
  • Il contesto legislativo non è applicato
  • Nelle scuole mancano le competenze
  • Paolo Dongilli rispetto all'Europa siamo in testa dal punto di vista legislativo. Abbiamo anche linee guida che dicono come devono essere usati.

PD Repubblica digitale ha un manifesto molto rilevante https://repubblicadigitale.innovazione.gov.it/it/il-manifesto/

Chi aderisce a repubblica digitale deve rispettare il manifesto e in particolare il punto 3

  • Andrea Rossi - L'intervento legisaltivo non orienta tutto. La norma non norma ogni cosa. Nella scuola manca qualcosa: manca la componente di mercato. possono affacciarsi al mercato della scuola solo chi ha guadagni in altri settori. Non sono le piccole aziende che operano nell'open source che riescono ad operare nel mercato della scuola; non prosegue in attività continuativo di servizio.
  • Albano Battistella Legislazione dal 2005 (articoli 68 e 69 cad). Non ci sono sanzioni. Per cui non viene applicato. Ci sono dei paletti
  • Marco Ciampa - Difficile il controllo. In italia funzionano di più e meglio gli incentivi. Nel PNRR è stata persa una grande occasione; abbiamo perso il treno perché la realtà italaina è fatta di piccole aziende che fanno fatica a proporsi se c'è un'incertezza dal punto di vista finanziario (sono troppo piccole per rischiare).
  • Matteo Ruffoni - lavoro in un istituto comprensivo che ha cloud, software libero etc. Ci siamo appoggiati ad una deputata Mantovani che ha dichiarato che il mondo del software libero non è in grado di promuovere il software libero. Abbiamo perso occasioni Didacta (ben poche offerte libere). Si usa microsoft e google nelle scuole. La parte legislativa c'è e va benissimo. Dobbiamo essere un movimento che politicamente pesa di più. Dobbiamo crescere. Per ora abbiamo un impatto omeopatico.
  • Paolo Mauri - La legislazione c'è, non è applicata, scollamento tra la realtà e la teoria. Nella quotidianità ognuno usa quello che vuole basta che sia gratis. Non si pongono la domanda di diritto d'autore, di permessi di utilizzo. L'iniziativa di MonitoraPA, che ha mandato in ansia tutti presidi, ha evidenziato l'inconsapevolezza della scuola sul tema del rispetto della legislazione in tema di privacy ma anche in tema di software libero.
  • Giorgio Favaro - Siamo una piccola azienda. Ci siamo registrati, abbiamo fatto il percorso. Lo abbiamo fatto dal 2020. Non sono d'accordo che non si trovano le soluzioni. La legge ora dice che deve accreditarla nel marketplance AGID. Al momento si dice che non ci sono soluzioni, non ci sono aziende. Lavoriamo con scuola da più di 3 anni. È vero il problema dei soldi. Con il PNRR c'è una forte sensibilità all'open source. È un'ottima occasione. Richiesta di DPO di incontri: non è un problema
  • Emiliano Vavassori - Le aziende italiane sono piccole e sarebbe più efficace mettere in campo soluzioni a protezione del proprio mercato. Visto che esiste da parte di AGID un registro, magari andrebbe abbassata la soglia di entrata e incentivare le aziende italiane vs giganti multinazionali
  • Marco Ciampa - ho avuto esperienza di scuole che non sapevano dell'alternativa libera. C'è anche un problema culturale. Spesso spendendo soldi non sapendo che si poteva ottenere un risultato didattico anche migliore usando software che può essere liberamente distribuito a studenti e famiglie.
  • Emiliano Vavassori - sì, ma se storicamente c'è stato un contatto con la politica per fare informazione e la politica semplicemente dice che non ci sono le condizioni per andare avanti...
  • Ferdinando Traversa - Nella mia scuola si usa google: non c'è valutazione comparativa perché è gratis. Il contesto legisilativo c'è, ma non viene posta la questione privacy.

Sessione 2 - Strumenti per la libera scuola

Abbiamo gli strumenti molti dicono di si. Qualche perplessità

  • Alcuni dicono che si vedono i problemi solo nel software libero.
  • Mauro Biasutti - si parla dei problemi del software libero ma non di quello proprietario. Se scuole ed enti li usano raggiungeranno soluzioni. A parità di problemi preferisce il software libero e si rende conto che ci sono problemi anche nel software proprietario
  • Emiliano Vavassori - Lo sviluppo va avanti lentamente nel software libero perché non ci sono fondi dedicati. gli sviluppatori di libreoffice sono una quarantina di persone. Non c'è ancora (nemmeno fra di noi) la cultura della sponsorizzazione dei progetti opensource.
  • Ferdinando Traversa - Gli strumenti un po' ci sono. Anche Framasoft. Le scuole non riescono a mantenerli. Il problema è l'abitudine a scuola a determinati strumenti: passaggio a software libero diventa ancora più difficile a causa dell'abitudine acquisita ed incancrenita per il vendor-lock-in. In DAD provavano a caricare le verifiche in libreoffice e non era interoperabile con google classoroom.
  • Mauro Biasutti: nel momento in cui alla scuola è stato proposto Google il passaggio (eventuale) è stato fatto in tempi brevissimi, quindi la resistenza al cambio, per me, non è una scusa accettabile.
  • Antonio Faccioli - Studenti lavorano con progetto osaspace per creare strumenti liberi. Finanziamento cariverona. Per mantenere gli studenti non è possibile basarsi su un modello di volontariato. Non possiamo fare la guerra a google perché non vinceremo mai. Open Scource alternative space - OSAspace. Vogliono creare un'impresa sociale.
  • Iolanda Pensa - report sul problema e donazione quando qualcosa non funziona nel software libero.
  • Giovanni - Non pensare in termini di stumenti ma in termini di infrastrutture da mantenere nel tempo. Carenze nella gestione delle infrastrutture. Si vede nell'edilizia scolastica.
  • Matteo Ruffoni - interessante seguire la via francese. Una proposta è quella di ricreare la soluzione https://ladigitale.dev Comunque il contesto della Francia è diverso perché c'è un sostegno del ministero, che raccoglie e sostiene iniziative di software libero che intercetta tra gli insegnanti.
  • Giorgio Favaro - Quello che ho raccolto dai dirigenti è che non si rendevano conto degli usi potenziali. I dirigenti hanno fatto delle proposte su Nextcloud. A volte ci sono cosa che non funzionano ma noi non abbiamo avuto problemi. Dovremmo spingere per l'integrazione - interoperabilità. Credenziali gestite in modo centralizzato. Quello che ci chiedono gli insegnanti.
  • Paolo Dongilli - (come tante persone in sala) portiamo il modello di volontariato anche nel mondo della scuola ma dobbamo renderci conto che così non funziona. Se dobbiamo mettere in piedi dell'infrastruttura. Per esempio Nextcloud lo usano 400 docenti ogni giorno. Chi tiene in piedi l'istanza? il nostro partner tecnologico? Con una SLA che garantisca che l'infrastruttura venga rimessa in piedi in poco tempo in caso di problemi. Se se ne occupa il docente volontario non si riesce. Noi dimostriamo sempre che spendiamo poco. Il software libero si paga quando viene sviluppato ma si paga il tempo delle persone. Continuiamo con il volontariato ma ad un certo punto dobbiamo dimostrare che servono dei soldi. Si apre il capitolo PNRR che i soldi sono arrivati. Potrei citare altri progetti che utilizzano strumenti liberi che tutti conosciamo (NextCloud, LibreOfficeOnline, Moodle, ...) come per esempio l'esperienza spagnola di https://xnet-x.net/en/digital-democratic/
  • Rosario Antoci - Abbiamo gli strumenti, sono interoperabili ma serve una struttura. Ci sono casi di successo (poco documentati). Serve una progettualità eteorogenea con tante figure, bisogna mettere l'utente al centro dell'implementazione di tali strumenti.
  • Eleonora Pantò - Importante citare le università. Importante anche contenuti aperti. Ci sono raccomandazioni internazionali sui contenuti che non sono applicate. Importante parlare di policy nelle scuole e nelle università. Ci sono strumenti ma non sono usati (dobbiamo a volte annullare i corsi - parlo come associazione di scuola)
  • Emiliano Vavassori - quando si impongono gli strumenti non funziona. Prima di migrare è fondamentale la comunicazione (protocollo di migrazione TDF, con un po' di astrazione si applica a qualsiasi migrazione: https://www.documentfoundation.org/media/tdf-migrationprotocol-v2.pdf ). Gestendo la migrazione, la resistenza al cambiamento è inferiore. ma strumenti vanno tarati sugli utenti.
  • Francesco - Sono un insegnante. Sento emergere il tema che manca la cultura a scuola: ma il vero problema è che manca il personale. Gli insegnanti lavorano anche 12 ore al giorno. Passo interi pomeriggio al telefono a parlare con le famiglie. Prendere in mano la digitalizzazione della scuiola è faticosissimo. L'animatore digitale della scuola è un eroe. Non c'è il tempo. servirebbe un referente tecnico con un paio di collaboratori.

Sessione 3 - Modelli di distribuzione

Le domande: Come possiamo fare in modo che tutte le scuole e università italiane usino software libero e possano produrre nuovi contenuti liberi? Dobbiamo seguire un modello aziendale? Dobbiamo affidare il compito della distribuzione ad aziende? Dobbiamo fare in modo che il compito sia affidato ad associazioni ed enti non profit? Quali altri modelli esistono?

  • Paolo Dongilli - Ci sono tantissimi esempi di sforzi per portate software libero nelle scuole. Zorin, Sodilinux, libreschool da Bergamo, altri progetti europei, sforzo in Finlandia puavo.org, Linux Muster in Germania... Il punto è dimostrare che questi strumenti funzionano e vengono utilizzati. Di progetti ne verranno fuori sempre e tanti. Ma questi usano in gran parte gli stessi strumenti (sono overlapping riguardo al software didattico usato). Documentiamoli e offriamoli tutti come alternative viabili.
  • Andrea Rossi - Relazione tra mercato e scuola. C'è domanda da parte delle scuole ma viene soddisfatta da offerte gratuite dalle aziende. Il ruolo dello stato possa risolvere il problema in 2 modi: 1. imporre l'interoperabilità e gli standard, API, forzare delle caratteristiche tecniche (l'open source è pronto) e 2. aumentare la domanda qualificata mettendo soldi nelle commesse di sviluppo dove c'è un gap (mettere risorse quando c'è un problema). Lo stato
  • Alberto Montresor - lavoro all'università di Trento. Le università sono enormi 20'000 persone tra personale. 60 persone su ICT e non sono mai sufficienti. Va fatto qualcosa in comune. CINECA noi ce l'abbiamo. Nella pandemia ha fatto cose bene e altre male. File di lezioni condivise ben fatte e altre cose non funzionano. Vanno trovate soluzioni centralizzate ma si rischia carrozzone.
  • Paolo Mauri - Il ministero non prende in carico l'aspetto digitale. Negli istituti comprensivi c'è 1 tecnico, per 6 ore per almeno 200 insegnanti e 1000 studenti, 5-6 edifici. Un'enormità di lavoro. Situazione diversa in Francia. Promossi servizi aziendali proprietari.
  • Marco Ciampa - Non c'è una soluzione unica e ma tante e tutte devono incastrarsi. Manca una cultura informatica (diversa dalla cultura digitale), manca un movimento "cappello". Siamo tante piccole realtà. Bisogna diventare un movimento "politico" con una massa critica. Le soluzioni ci sono lo abbiamo visto nei due altri punti; (nota) come l'invio delle pec alle scuole (MonitoraPA) è la dimostrazione che le sanzioni senza qualcuno che controlla non funziona. In quel caso ha funzionato perché un privato ha fatto il "poliziotto". Non c'è un inica soluzione e un unico metodo. Bisogna mettersi insieme e mettere assieme tutti i metodi che abbiamo visto e che sono stati proposti tutti assieme. Solo con una strategia globale si può fare massa critica. Non c'è uno solo metodo vincente ma tanti diversi metodi che funzionano in casi diversi.
  • Giorgio Favaro - Esistono 3 modelli: SAS - azienda che lo fa. ma non credo sia la strada migliore. Scegliere scuole che diventino data centre, standard per le aziende, percorso che crei. Sostenere la creazione di impresa. Va creare il tessuto. L'obiettivo non è essere solo utilizzatori. Le sanzioni non funzionano; gli incentivi funzionano. Un'azienda si prende la responsabilità di un progetto e se collabora con LUG riceve un sostegno (premio economico) e premio economico che usi software libero. Abbiamo anche collaborato con Furio Honsell e il PNLug per proporre una legge ma non c'è la volontà politica, si veda che fine ha fatto per la seconda volta: https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/comunicatiStampaDettaglio.aspx?ID=782426
  • Albano Battistella - il ministero dovrebbe essere il primo a promuovere il software libero. Fare un tavolo tecnico. C'è una normativa che deve essere rispettata. Va messo contributo per incrementare questo sviluppo. che va a beneficio di persone e aziende. I servizi proprietari non sono sempre gratuiti (dipende dal numero di utenti); sono servizi scontati al 100%
  • Mau (Giorgio Favaro) - Attenzione che dire a pagamento con sconto al 100% è diverso da gratis.
  • Rosario Antoci - per me l'approccio dovrebbe essere non profit. Il non profit lavora nel sensibilizzare per poi concretizzare sul open source. Poi entra in gioco il profit. Es. Politecnico di Torino noi facciamo corsi sul software libero per sensibilizzare. circa 480 iscritti. Donazione di computer. Ci sono scuole che non sono attrezzate. il ministero può facilitare la donazione dei computer? Il problema è anche delle community che cadono nel narcisismo e nel personalismo.
  • Ferdinando Traversa - Il non profit può avere ruolo culturale per preparare il terreno in modo fa rendere riconoscibile il valore anche della privacy e per il valore del software libero. Per tanti anni come Wikimedia Italia siamo andato tanto nelle scuole ma non ha prodotto un forte impatto. Necessario sistematizzare il lavoro
  • Matteo Ruffoni - La strategia per conquistare il mondo. Modello per usare wordpress nelle scuole (7000 euro) funziona nelle scuole - Misura PNRR per rifacimento del sito. Rete del GARR. Università di Padova usa zoom. Insisto con il modello francese. C'erano spazi nel mondo del DSA perché software proprietario è molto costoso; alternativa che funziona. Difficile dare continuità. Scuole elementari piccoli server gestiti da aziende. Bisogna mettere insieme i piccoli progetti. E ben vengano le aziende. Registro elettronico di Trento ma il codice non si trova
  • Andrea Rossi - invoco uno sciopero del volontariato.

Il senso è quello di evidenziare il fatto che il volontariato è una realtà molto importante in Italia e che la sostiene, è una grossa fetta della popolazione e che esige di essere ascoltata, finchè resta in silenzio non conta niente e viene ignorata. Nel momento in cui il volontariato si dovesse fermare l'intera Italia sarebbe paralizzata. Mi collego al discorso fatto in precedenza e finchè l'informatica e i vari problemi saranno risolti dai volontari sul posto di lavoro (lavorare 12 ore al giorno per pochi € come possiamo chiamarlo se non volontariato?) a chi deve decidere non è noto che ci sono i problemi.

Sessione 4 - Collaborazioni internazionali

Le domande: Dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sull’Italia o ha senso lavorare a livello internazionale? Ci sono modelli internazionali dai quali trarre ispirazione? Ci sono collaborazioni europee esistenti?

  • Paolo Mauri - Sì. Si citava l'esperienza spagnola, francese. Esperienza framasoft, sostegno ministero. C'è un network di associazioni riunite insieme: gli chatons. Non abbiamo una coalizione. Al momento etrema frammentazione. Sovranisti.
  • Giorgio Favaro - Siamo coinvolti in un Bando europeo (1 milione e mezzo di euro complessivo). Ci hanno riconosciuti come attivisti. ERASMUS-EDU-2023 PI FORWARD - Nome Progetto OpenEddEurope - In fase di valutazione a livello Europeo. Prima esperienza [molto entusiasta]. Responsabile progetto: Simona Levi (Institut per la cultura democratica a l'era digital - Barcellona). Sinergia LUC e aziende.
  • Emiliano Vavassori - serve la collaborazione internazionale. I principali produttori di software open source sono in Europa. A livello sistemico. Per un intervento a livello italiano, è corretto pensare di fare fronte comune, ma è necessario che tutti gli attori capiscano che è necessario collaborare (uscire dall'ottica locale)
  • Eleonora Pantò - Manifesto di Xnet a Bruxelles sulle libertà digitali. Sui contenuti aperti ci sono belle possibilità. Anche Framabook, esperienze in grecia. La necessità che lo stato intervenga. Coordinamento internazionale ma serve contributo pubblico.
  • Toni (Anton Auer) - online - Da Bolzano. Vi invito a sognare. Guardare i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile e lì vedrete un manifesto di Paolo Dongilli e Toni Auer (proposta è di Toni). 18° Sustainable Development Goal: Digitale Decentrato Democratico e Federato. Dovremo arrivare ad avere le nazioni unite che considera questo obiettivo. Gratis: bisogna parlarne. Problema dati forniti all'intelligenza artificiale e registrazione.
  • Paolo Dongilli - Progetto internazionale ERASMUS-EDU-2023 PI FORWARD - Nome Progetto OpenEddEurope promosso da Simona Levi - progetto di digitalizzazione democratica - lei italiana, piemontese, espatriata in Spagna negli anni 90. Coinvolti come provincia di Bolzano. Se sono coinvolti enti pubblici vanno terminati dei piloti. Prevede uso di strumenti di cui abbiamo parlato (moodle, nextcloud, peertube, BBB, autenticazione centralizzata...). Ha coinvolto l'associazione europea dei genitori (European Parents Association). I genitori hanno capito il tema dei dati personali dei loro figli e si sono rivolti ad Xnet (https://democratic-digitalisation.xnet-x.net).
  • Giovanni - Molto si è provato a fare a livello associativo europeo. Secondo me ha funzionato poco il coordinamento delle associazioni di advocacy. Non dimentichiamo l'esperienza negativa della free software foundation europe. Scarsa integrazione e collaborazione tra LUG; lo stesso è successo anche a livello europeeo. Problemi tra associazioni Germania FSFE e Francia Avril. la collaborazione europea la vedo come un problema sistemistico. Problema di fondi e istanza. Ci vogliono divisi.
  • Ferdinando Traversa - Abbiamo bisogno di ricontarci. Abbiamo coscenza delle realtà territoriali, abbiamo informazioni sui progetti, sui casi di studio (best practices o cosa è andata male)... converebbe a livello di realità territoriale di contarci. Anche la LugMAP non viene aggiornata da tempo e ha diverse informazioni obsolete. censimento, magari potrebbe occuparsene ILS in qusto momento.
  • Iolanda Pensa - provare a creare una coalizione.
  • Emiliano - :)
  • Albano Battistella- importante parlare di etica digitale dalla scuola elementare. I soldi ci sono ma sono spesi male, ma sono buttati. Non avendo un tecnico di laboratorio, le scuole elementari e medie si affidano ad aziende che propongono software proprietario.


Questioni non emerse

  • Esiste una suite di strumenti?
  • Che ruolo possono avere i libri di testo?
  • In che modo potenziare il ruolo dell'etica digitale nella scuola. Nei libri scolastici?